“Mamma aiutami a mangiare da sol*”
Lo sviluppo del comportamento alimentare è influenzato (in misura determinante) dalle esperienze dei primi 2 anni di vita, durante i quali il bambino sperimenta il passaggio da un’alimentazione esclusivamente lattea dei primi mesi al consumo progressivo dei vari alimenti.


In questa fase (molto sensibile) i bambini e i caregivers imparano a conoscersi e a interpretare l’un l’altro i segnali comunicativi verbali e non, e questo processo rappresenta la base per la creazione dei legami affettivo-relazionali essenziali nel favorire anche un buon rapporto col cibo.
In questo momento quindi il bambino:
- sviluppa crescenti abilità di autonomia;
- nel mangiare scopre una varietà di alimenti diversi per tipologia nutrizionale-consistenza-sapori;
- definisce le sue preferenze alimentari che dimostrano una forte tendenza a mantenersi invariate nel tempo fino all’età adulta.



“Aiutami a fare da solo” significa da un lato preparare i cibi e gli oggetti adatti al bambino, dall’altro non sostituirsi a lui in alcuna delle azioni che può fare senza il nostro aiuto.
Significa non imboccarlo quando è in grado di arrangiarsi da solo col cibo (anziché mettergli in mano il biscottino, proviamo a offrirglielo su un piatto e a osservare come reagisce).
Si attende la richiesta del bambino.
Come?
Sembra complesso, ma in realtà già dalla nascita mangia a richiesta: la mamma gli dà il latte quando lui lo richiede.
Questa è l’alimentazione complementare responsiva, cioè l’insieme di risposte pronte, contingenti, emotivamente ed evolutivamente appropriate da parte del caregiver ai segnali di fame e sazietà del bambino.
Quello che è veramente importante è osservare e accompagnare i nuovi traguardi di sviluppo raggiunti dal bambino, rispondendo anche al cambiamento dei suoi interessi, permettendogli di esprimere le potenzialità di cui dispone affinché possa acquisire consapevolezza dei propri segnali interni e dei propri bisogni, quali l’aver fame, l’essere sazio, l’avere avuto abbastanza ect.
Ascolto, accoglienza e fiducia!
Passiamo alle domande!
Quando svezzare?
Questo tema rappresenta uno degli argomenti più dibattuti in campo pediatrico, ossia quello dell’alimentazione complementare.
Ho già parlato di alimentazione complementare ((svezzamento)) e soprattutto di “alimentazione complementare responsiva”, ma non delle indicazioni pratiche su quando introdurre il primo cibo solido.
Il periodo dell’alimentazione complementare si estende da circa 6 mesi di vita, quando il latte (materno o formulato) da solo comincia a diventare insufficiente a soddisfare le nuove esigenze nutrizionali e il lattante si mostra 𝗽𝗿𝗼𝗻𝘁𝗼 a iniziare ad assumere alimenti diversi dal latte e tipici del modello dietetico della famiglia di appartenenza, fino all’età di 24 mesi.
Questo arco temporale di 18 mesi rappresenta la frazione di tempo maggiore all’interno della finestra critica dei primi 1.000 giorni di vita, durante la quale prendono origine e si consolidano le radici bio-metaboliche, psicosociali e neuro-comportamentali dell’individuo.
In questa fase evolutiva estremamente dinamica, il bambino sviluppa crescenti abilità di autonomia nel mangiare, scopre una varietà di alimenti diversi per tipologia nutrizionale-consistenza-sapori e definisce le sue preferenze alimentari.
Ricordiamoci però che 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗱𝗮 𝗽𝗶ù 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗮 𝗰𝗲 𝗹𝗮 𝗽𝘂ò 𝗶𝗻𝗱𝗶𝗰𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗯𝗮𝗺𝗯𝗶𝗻𝗼:
la decisione su quando iniziare a proporre i primi alimenti complementari semisolidi/solidi e sul modo in cui proporli non deve basarsi a priori su un’età anagrafica prestabilita e uguale per tutti, ma su che cosa il bambino è realmente capace di fare, ossia sul suo grado di prontezza neuro e oro-motoria.
Ogni bambino è un individuo a sé, e il momento in cui è pronto per l’introduzione di alimenti complementari e variabile.
Per questo, è importante permettergli di esprimere le potenzialità di cui dispone, affinché possa acquisire consapevolezza dei propri segnali interni e dei propri bisogni.

𝗖𝗼𝗺𝗲 𝘀𝘃𝗲𝘇𝘇𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗼 𝗯𝗮𝗺𝗯𝗶𝗻𝗼?
Lo sviluppo del comportamento alimentare è influenzato in misura determinante dalle esperienze dei primi due anni di vita, durante quale il bambino sperimenta il passaggio da un’alimentazione esclusivamente lattea al consumo progressivo di alimenti domestici.
Altri consigli pratici su come supportare l’alimentazione responsiva ✨🌱⤵️
- Curare il setting alimentare riguardo modalità, orari e tempi;
- riconoscere i segni che indicano quando il bambino è pronto a mangiare il primo cibo solido;
- riconoscere/rispettare segnali di fame/sazietà e usare il cibo selettivamente come risposta a tali segnali, permettendo al bambino di decidere se e quanto mangiare;
- incoraggiare genitori a proporre progressivamente un’ampia varietà di alimenti preparati in casa, di consistenza appropriata;
- saper utilizzare strategie adeguate per calmare stati di irrequietezza e di stress del bambino (non dovuti al bisogno di mangiare);
- proporre al bambino porzioni adeguate all’età;
- non scoraggiarsi se il bambino rifiuta di accettare nuovi alimenti nei primi 3-4 tentativi, ma riprovare a offrirli più volte nel tempo in un’atmosfera tranquilla, senza forzature, per promuoverne l’accettazione;
- incoraggiare l’uso di una tazza aperta a flusso libero.
Ricordiamo che non esiste un modo “giusto” per l’introduzione dei cibi solidi nell’alimentazione del bambino.
Cosa scegliere?
Tra i primi alimenti complementari si trovano quelli di transizione (passati, in purea, semisolidi), cioè appartenenti a specifiche categorie ma adattati per andare incontro alle particolari esigenze nutrizionali e fisiologiche del lattante.
Quindi sono consigliati:
- vegetali cotti e tritati come patate e carote;
- banana, o pera o mela grattugiata;
- crema di riso messa nel latte.
Iniziata l’alimentazione complementare si può procedere con i cereali privi di glutine come il riso e con la carne bianca (cotta e passata).
Dopo i 7 mesi il bambino riuscirà a introdurre la maggior parte dei cibi:
- carne cotta e tritata;
- verdura e frutta cotta in purea;
- verdura e frutta cruda tagliata a pezzetti (banana, melone, pomodoro ect);
- cereali (grano, avena ect) e pane.
È importante che il pasto sia svolto in un ambiente sereno, collaborativo e affettuoso, per andare a formare il rapporto che il bambino, da adulto, avrà col cibo.
Un clima sereno durante i pasti, che stimoli il bambino a sperimentare (senza entrare in conflitto se si rifiuta), gli permetterà di sviluppare buone pratiche alimentari e abilità cognitive.
E quanto offrire?
“𝘘𝘶𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘷𝘰 𝘥𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘭 𝘮𝘪𝘰 𝘣𝘢𝘮𝘣𝘪𝘯𝘰 𝘥𝘶𝘳𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘭𝘰 𝘴𝘷𝘦𝘻𝘻𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰?”
“𝘏𝘰 𝘱𝘢𝘶𝘳𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘢𝘱𝘱𝘪𝘢 𝘳𝘦𝘨𝘰𝘭𝘢𝘳𝘴𝘪 𝘦 𝘮𝘢𝘯𝘨𝘪 𝘵𝘳𝘰𝘱𝘱𝘰 𝘰 𝘵𝘳𝘰𝘱𝘱𝘰 𝘱𝘰𝘤𝘰”
In generale, l’apporto nutrizionale maggiore deve provenire da carboidrati e grassi e solo il 7-8% viene introdotto sotto forma di proteine.
Nella fase iniziale dello svezzamento si prevedono 5-6 pasti, di cui uno rappresentato dalla pappa e 3-4 dal latte materno/artificiale.
Dopo circa 1-2 mesi le pappe saranno 2 oltre a una merenda, e i pasti a base di latte diminuiranno conseguentemente.
È necessario introdurre gli alimenti con gradualità, uno per volta, almeno 3-4 giorni di distanza tra due nuovi alimenti.
Compiuti i 6 mesi, generalmente la prima pappa dovrebbe essere così strutturata:
- cereali (creme multicereali, semolino) ➡️ provare con 3 cucchiai abbondanti (4 se il bambino preferisce la pappa più densa);
- carne, di tutti i tipi (meglio all’inizio liofilizzato od omogeneizzato industriale) ➡️ un omogeneizzato intero da 80 gr;
- verdura ➡️ si può iniziare con 180-200 ml di brodo vegetale + 2-3 cucchiaini di passato di verdura, inizialmente con patata e carota;
- olio extravergine di oliva;
- frutta (omogeneizzato industriale senza zucchero o frutta fresca “bio” grattugiata);
- parmigiano grattugiato.
Dopo 1 mese circa dall’inizio dell’alimentazione complementare, si inserisce la pappa anche a cena (o viceversa se si è introdotta inizialmente durante questo pasto).
✨ All’inizio è importante non fissare schemi e tempi troppo rigidi, per numero, quantità e orario dei pasti nell’arco della giornata; è necessario solo che siano soddisfatti i bisogni energetici e nutritivi del bambino. La conquista di alimentarsi da solo è molto importante e, se anche sporca un po’ la tavola e dintorni e rompe qualcosa, è giusto che sia così.
Ricordiamoci che il miglior indicatore della giusta quantità è il bambino stesso se lasciato libero di autoregolarsi!
Basta poco per avviare con successo la fase dell’auto-svezzamento: il “segreto” è avere fiducia nelle capacità di autoregolazione dei bambini


Cellulare
351 7726161
dietista.estermarino@gmail.com
Indirizzo
Via Vittorio Veneto n. 19, Marina di Massa (MS)
Via Alpi Apuane n. 705, Querceta (LU)